La patologia cardiovascolare ischemica è la maggiore calamità che colpisce i paesi industrializzati Negli ultimi anni grandi cambiamenti hanno profondamente influenzato e positivamente modificato il razionale del percorso diagnostico-terapeutico sia della cardiopatia ischemica che della fibrillazione atriale. La precocità della diagnosi, insieme ad un più tempestivo ed efficace trattamento delle sindromi coronariche ha permesso da un lato di ridurre l’estensione dei territori ischemici danneggiati e da un lato di correggere i danni vascolari coronarici più silenti. In tale panorama, mentre sono sempre presenti tecniche cardini nella diagnostica cardiologica tradizionale (elettrocardiografia sia a riposo che da sforzo) emergono sempre più imperiosamente nuove tecniche di imaging rappresentate dall’ecocardiografia sia da sforzo che farmacologica (eco-stress) che rappresenta ormai un tool aggiuntivo di enorme valore incrementale, permettendo di aumentare la sensibilità e specificità della diagnosi della cardiopatia ischemica. Sul versante invasivo l’angiografia coronarica diviene sempre più, in un solo passaggio, metodica di studio e terapia che con il raggiungimento di una consolidata maturità tecnica acquisisce nuovi orizzonti nella visualizzazione morfologica più recondita delle placche aterosclerotiche mediante l’ultrasonografia intravascolare (IVUS). La necessità di aggiungere ad una valutazione anatomica e morfologica anche quella funzionale trova riscontro nella disponibilità di nuovi strumenti atti a valutare le variazioni dei flussi delle coronarie epicardiche e del microcircolo coronarico con metodiche non invasive come il semplice studio del flusso con eco-color-doppler transtoracico e la moderna medicina nucleare, capace di aggiungere informazioni flussimetriche di tipo metabolico nel miocardio contrattile. Le nuove tecniche di Imaging della radiologia applicate alla cardiologia (TC coronarica e RM cuore) hanno ulteriormente affinato l’approccio diagnostico-terapeutico ed il monitoraggio dei pazienti. Nuovi orizzonti terapeutici hanno permesso il raggiungimento degli obiettivi delle linee guida grazie all’uso di nuovi farmaci antipiastrinici (prasugrel) nuovi farmaci antianginosi (ivabradina, ranolazina, trimetazidina) e statine ad alta efficacia (rosuvastatina, atorvastatina), capaci di influenzare positivamente le complesse interazioni tra infiammazione e fattori metabolici propri del paziente ad alto rischio cardiovascolare. I risultati di importanti studi su nuovi farmaci anticoagulanti (dabigatran) nella prevenzione dell’ictus ischemico in pazienti con fibrillazione atriale e la possibilità per i pazienti di non essere sottoposti a controlli periodici dello stato coagulativo fanno intravedere un successo epocale di tale molecola, già peraltro in uso in diversi stati del Mondo. Scopo di questo corso è far conoscere ancora di più i fattori di rischio e la loro associazione con la malattia cardiovascolare, potenziare la nostra capacità di predire la malattia coronarica attraverso l’identificazione dei singoli fattori di rischio e modificarli alla luce di interventi efficaci possibilmente definiti da trials clinici. Uno dei principali compiti del medico è, infatti, mettere in atto procedure accurate nella diagnosi e somministrare farmaci efficaci, stratificare e correggere globalmente il rischio cardiometabolico attraverso il controllo dei meccanismi che conducono alla comparsa del danno d’organo e dei fattori di rischio.